La Liguria ha ufficialmente un allenatore campione d’Italia, seppur al di fuori della regione. Trattasi di Giovanni Baiardo, giovane coach classe ’90 che alla fase nazionale di Bormio ha conquistato lo Scudetto con l’Under 14 della Stella Azzurra Roma.
Una vittoria con il risultato di 74-71 ancor più prestigiosa se si considera l’avversaria, l’Olimpia Milano, raggiunta all’atto conclusivo grazie al successo in semifinale contro la Robur et Fides Varese (70-57). Terzo Scudetto per la Stella Azzurra tra U14, U15 e U16 e personalissimo Double per il ligure grazie al suo ruolo di assistente di Lorenzo Gandolfi, coach dell’U15 stellina. In esclusiva per Liguria a Spicchi, ecco un’intervista su questo eccezionale traguardo.
Raccontaci le tue emozioni in questa fase nazionale con la Stella Azzurra.
È stato qualcosa di speciale. Erano le mie prime finali da capo allenatore dopo sette da assistente. Ovviamente ho sentito addosso una responsabilità diversa e maggiore, consapevole di rappresentare il club della Stella Azzurra in prima persona. Il risultato finale ha amplificato il tutto, rendendola un’esperienza che non dimenticherò mai.
Se dovessi descrivere le tue sensazione al fischio finale con un aggettivo quale utilizzeresti?
Grato.
Qual è stato il momento, anche prima della finale, in cui hai capito che il traguardo fosse possibile?
Sinceramente ho pensato fosse possibile da settembre. Questo gruppo possedeva individualità di livello assoluto che sapevo avrebbero reso competitivo questo gruppo a livello nazionale e non solo, avendo vinto anche la Lega Europea Giovanile a maggio. Poi, ovviamente, non ci credi davvero fino a quegli ultimi 5 secondi, +2 e palla in mano, dove capisci che sta davvero per succedere.
Quale il giocatore avversario che più ti ha impressionato nella fase finale?
Il livello delle finali era ottimo. Sono sicuro che l’annata 2003 regalerà numerosi giocatori di livello al nostro movimento, ma in queste finali in particolare mi hanno impressionato Cappellotto della Reyer Venezia e la coppia composta da Boglio e Gravaghi di Olimpia Milano, nonostante quest’ultimo in finale, per fortuna, non abbia brillato.
Vuoi fare una menzione particolare a qualche tuo giocatore?
Penso che le menzioni individuali siano scontate e possano intuirsi leggendo i tabellini. A me invece piace premiare davvero un gruppo di ragazzi dove ognuno ha abbracciato il suo ruolo senza fiatare, lavorando sodo in allenamento senza pretendere nulla per diritto acquisito ma dimostrandosi sempre pronto a giocare 0, 1, 5, 10, 20 minuti senza battere ciglio e supportando sempre i compagni. Ecco, mi porto questo nel cuore.
Cosa ti è rimasto della tua precedente esperienza ligure?
Mi è rimasta… la base, le competenze che mi hanno permesso di fare questo salto e dimostrarmi all’altezza.
Enrico Rocco mi ha scelto come parte di uno staff di livello, e mi ha insegnato che il basket non era quello che conoscevo prima, trasmettendomi quella sana ambizione che oggi mi ha portato fin qui. E l’esperienza di campo importante, durata due anni pieni di allenamenti e duro lavoro l’ho fatta con Michele Innocenti, che mi ha insegnato come stare in campo, mi piace pensare che i miei traguardi siano un po’ anche suoi.
Quali i tuoi programmi per il prossimo anno?
I miei programmi sono di continuare a crescere e lavorare alla Stella Azzurra, che ha accelerato vertiginosamente il mio processo di crescita come allenatore e continua a farlo. Ogni giorno lavoriamo duramente sul campo e fuori, e solo persone speciali possono riuscire in quello che stiamo facendo noi. La Stella Azzurra è una realtà clamorosa e sostanzialmente irreplicabile ed io sono fiero di farne parte.
Quale il tuo sogno?
Sembra assurdo ma in questi ultimi due mesi posso dire di averne già realizzati alcuni che credevo impossibili tre anni fa. Ma è proprio la mia capacità di sognare che mi ha portato fin qui, quindi lo sto continuando a fare. Sogno i più alti livelli possibili, il college basket, la Serie A, ma in questo momento il mio sogno è già vivo e brilla grazie a un’enorme Stella.