Vittoria importantissima per l’Ardita Juventus di coach Chiesa contro l’Aurora Chiavari di coach Marenco al PalaAllende. La società chiavarese ha pubblicato un’analisi della sfida sul suo sito ufficiale:
“La vita sceglie la musica, noi scegliamo come ballarla” (Amy Tan)
Fallita la cosiddetta “prova del nove” – in questo caso la terza vittoria consecutiva, contro una diretta rivale – all’Aurora non resta che darsi da fare negli ultimi cinque turni di campionato per ottenere quella coppia di successi che la metterebbe al riparo da qualsiasi sorpresa. La serata nell’angusto scenario di via Allende – tralasciamo ulteriori aggettivi per un impianto che mette tristezza – è di quelle da bruciore di stomaco per come si è svolta e per come è stata diretta. Probabile – anzi quasi certo – che l’Aurora meriti di uscire sconfitta dal match contro l’Ardita, ma l’atteggiamento di chi è deputato a dirigere un match è stato perlomeno singolare. E parliamo solo dell’atteggiamento, senza voler scendere nei particolari tecnici, nei quali ogni interpretazione potrebbe essere opinabile e perciò non crediamo sia utile metterci a sindacare. La sostanza rimane sempre la stessa: partecipate, partecipate tutti, grandi e piccini, ma non lamentatevi, non osate farlo. Perchè poi io me la lego al dito, sapete, e mi offendo se non apprezzate il mio “operato” (ahem).
Chiusa la triste parentesi, veniamo alle cruciali note. L’Aurora al crocevia stagionale sceglie di complicarsi la vita già dall’avvio slabbrato: 6-0 Ardita con i nostri che non mordono in difesa e soprattutto sparacchiano in attacco. Nove punti di Edoardo Ferri ribaltano però il trend (13-10 esterno) e la terza tripla su quattro tentate cesella il miglior momento gialloblù con il vantaggio di 24-14. Qui forse gira il match: l’Ardita imbuca un parzialone di 15-0 sugli attoniti chiavaresi e balza al comando (29-24). Nella ripresa prosegue l’imbuto Auroriano e i locali sprintano sul 56-45 (al 5′) con Ferrari rebus irrisolvibile e incursioni anemiche chiavaresi. Ferri e Poltroneri armano la riscossa, Calzolari chiude un gioco da quattro punti, anche Ciotoli e Pantic incidono e la gara si riapre (58-55 interno a tre giri di orologio). Ma l’aggancio, che servirebbe anche dal punto di vista morale, non avviene e l’Ardita ha buon gioco nel gestire il minimo vantaggio. In tutto questo quadretto l’aver perlomeno salvato il saldo nel doppio confronto (vinto di nove all’andata) serve da consolazione. Ma è poco. Come è stato poco l’agonismo dei quarti centrali, nei quali con ogni probabilità si è deciso il match.