Ogni volta che prendo parte ad un progetto Erasmus+ è sempre un’emozione diversa. Intensa ma diversa. Un’avventura iniziata per caso, con un messaggio da parte della mia compagna di viaggio a Larnaca, a Cipro, durante la mia seconda esperienza. Ilaria, una ragazza molto intraprendente e con uno spiccatissimo spirito europeo, aveva composto insieme a me la delegazione italiana del progetto nell’est del Mediterraneo. Così, una volta ufficializzato il progetto in cui sarebbe stata trainer insieme ad altri tre ragazzi, mi ha subito scritto. «Ciao Matte se ti interessa sto organizzando un Training Course sulle strategie comunicative in Polonia», mi scrisse, «se ti va di partecipare manda la candidatura che stavolta seleziona l’agenzia nazionale». Neanche il tempo di finire di leggere che stavo già controllando il calendario. Il periodo era buono, il topic pazzesco. Quindi perché no?
Dopo una serie di vicissitudini è arrivata la conferma: si parte per Konstancin-Jeziorna, quartiere residenziale di Varsavia. Giusto il tempo di fare una capatina a Milano a trovare Stefano, un caro amico nonché studente fuori sede che gentilmente mi ha ospitato per la notte, e poi la mattina dritti a Bergamo per la partenza. Ad accogliermi all’Aeroporto Fryderyk Chopin c’era Ola, una delle due ragazze, insieme a Karolina, con cui ho instaurato un legame pazzesco a Cipro. Legami difficili da instaurare nella cosiddetta everyday life. Era così anche l’occasione per rivederla dopo la loro visita a Genova in estate, in cui le ho ospitate per una settimana dopo il loro viaggio in autostop da Cracovia. Esatto, 1.500 km di autostop.
Il primo pomeriggio è stato di perlustrazione. La città è immensa, il quartiere in cui si svolge il corso è impreziosito da uno splendido parco. Tutto verde, al di sopra delle aspettative. La struttura che ci ospita è splendida: spaziosa, ordinata, pulita e accogliente. Salutata Ola, comincio così a conoscere gli altri partecipanti e cominciano le sorprese. Un gruppo di persone straordinarie che ricorderò volentieri e che mi ha lasciato qualcosa di importante. Dal compagno di avventure Giacomo alle risate con Magdalena. Dalla brillantezza di Lena e Jasper alla pazzia di Trine. Dalla simpatia di Costantinos e Patrícia alle lunghe chiacchierate sull’attuale situazione in Turchia con Elif e Lale, un’ex giornalista adesso nel mondo accademico. Come dimenticare poi la simpatia di Nathan, la dolcezza di Carrie, l’arguzia di Ellen, l’ironia di Ine e di Margot (ops, Morgan) ed il simpatico cinismo di Inga. Ma potrei andare avanti per ore. Tutti ingredienti essenziali di una magnifica esperienza.
Un’esperienza che non avrebbe potuto essere la stessa senza l’apporto dei tre trainer. Oltre ad Ilaria, il cui entusiasmo era meraviglioso, non posso far altro che ringraziare gli altri tre suoi colleghi. La preparazione di Viktória da un lato, l’energia di Martyna dall’altro e la riflessività di Joakim sullo sfondo. Un gruppo di trainer stimolante che ha contribuito in maniera determinante nella riuscito di questo Training Course. Il tema principale era la quello del “potere delle parole”, per l’appunto “The Power of Words”. Si è passato da interessanti digressioni sulle strategie comunicative ad attività pratiche sulle tecniche di dibattito. Molto interessante anche una simulazione di referendum, con annessa campagna elettorale e compiti ben definiti nel contesto di una sorta di gioco di ruolo molto interessante. Come dimenticare poi la serata internazionale, con la presentazione delle rispettive associazioni e le degustazioni delle prelibatezze nazionali portate per l’occasione. Semplicemente deliziose.
Breve ma pittoresco, infine, il giro serale per le vie di Varsavia insieme all’amica Ola. Il centro della città è accattivante e si merita sicuramente una visita particolareggiata nel futuro. Da riprovare assolutamente i piroghi, tipici ravioli ripieni polacchi veramente deliziosi. Pazzesco come sia piccolo il mondo infine. Un italiano come me a Konstancin-Jeziorna che si appresta a trovare un’amica in centro utilizzando una macchina di Uber guidata, destino vuole, da un ragazzo polacco di nome Damian che ha vissuto tre anni a Bergamo a lavorare, e capace di interloquire con un italiano invidiabile impreziosito da dei divertentissimi «figa» con accento locale. Questi viaggi sanno essere sorprendenti.
Ogni volta mi ripeto: «Quest’esperienza è stata magnifica, difficile che la prossima non mi deluda». E invece ogni volta vengo felicemente smentito. La fiamma della curiosità e della fame di imparare ormai è diventata un incendio grazie al programma Erasmus+. Sarà quindi difficile spegnerla.