Ci sono date che rimangono incise nella storia. Giorni che per varie ragioni hanno segnato la storia del calcio portoghese. Date che hanno avuto la fortuna di contemplare eventi i cui protagonisti hanno lasciato un segno indelebile capace di delineare un’intera epoca di futebol lusitano. Un appuntamento con la storia, un esordio luminescente, una nascita illustre ed un record internazionale: tutto questo è il 29 marzo lusitano.
È bizzarro come una metaforica legge del contrappasso abbia plasmato il rapporto di forza tra le due Seleções del mondo: quella vermelha dei portoghesi e quella verdeoro dei brasiliani. Se i Lusitani hanno tenuto sotto scacco i brasiliani dall’epoca del Colonialismo fino al 1822, escluse brevi parentesi temporali non si può non affermare che i sudamericani si siano imposti sui campi da calcio. In questo senso il 29 marzo rappresenta una doppia ricorrenza importante per la nazionale portoghese.
Durante un’amichevole del 2003 arrivò la prima vittoria della Seleção contro i cugini brasiliani alla bellezza di 37 anni dall’ultima volta. Si sta parlando dei Mondiali di Inghilterra 1966, in cui il Portogallo di Eusébio fu protagonista dell’eliminazione di Pelé e compagni. Quattordici anni fa il protagonista del successo contro i Campioni del Mondo in carica fu Deco, al debutto con i Lusitani ed autore della rete della vittoria su preciso calcio di punizione. La sua convocazione aveva fatto discutere in quanto nessun familiare stretto era portoghese ed il giocatore era cresciuto in Brasile poiché nato a São Bernardo do Campo, vicino a San Paolo. Luiz Felipe Scolari, anch’egli brasiliano e reduce dalla vittoria in Giappone e Corea del Sud 2002, decise comunque di chiamarlo e di fare di lui il perno della mediana lusitana. Sarà protagonista del Porto dei miracoli nel 2004, nonché uno degli artefici revolució di Frank Rijkaard al Bercellona.
Seconda riccorrenza. È stato metaforicamente uno degli ultimi pittori sul campo prima dell’epoca della fotografia. Una data speciale per il popolo benfiquista e non solo. Si sta parlando di Rui Costa, uno dei membri più illustri della casta dei trequartisti puri, ovvero una specie quasi estinta. Visionario, intelligente ed estremamente bello. Queste erano le caratteristiche di un artista cresciuto nel vivaio delle Águias, che volle riabbracciare per due stagioni prima di salutare la platea del calcio e delle quali era innamorato. Un giocatore che ha fatto impazzire d’amore prima Firenze, ovvero la città dell’arte per eccellenza, e poi la Milano sponda rossonera. Un giocatore che, volente o nolente, ha costituito un autentico spartiacque per il Diavolo così come per il calcio italiano. Dopo aver vinto la Champions League contro la Juventus a Manchester, il Maestro è stato vittima dell’evoluzione fisica ed atletica del gioco. Con l’approdo di Kakà sotto la Madonnina, Carlo Ancelotti ha iniziato a riservagli sempre meno spazio portandolo così all’addio nel 2006. Un goal su tutti nella memoria: quella traiettoria contro il Brescia che pare tracciata con il compasso in un ordinario tardo pomeriggio milanese.
Infine, un’ultima ricorrenza. Sono passati infatti solamente due anni da quando Ricardo Carvalho è entrato nella storia della Seleção. Nato nel comune portoghese di Amarante, situato nel distretto di Porto e famoso dal punto di vista gastronomico, lo zagueiro central è stato uno degli alfieri di José Mourinho nel 2004, l’anno che portato i Dragões sul gradino più alto del podio della Champions League. Un trionfo straordinario che ha legato indissolubilmente Ricardo allo Speciale One, il quale decise di portarselo con sé al Chelsea nella stagione seguente insieme a Deco e Paulo Ferreira. Gli anni ai Blues l’hanno consacrato come uno dei giocatori portoghesi più vincenti della storia, arricchendo il suo palmarès con ben dieci trofei inglesi, tra i quali tre Premier League. Poi ancora insieme al Real Madrid, con un’edizione de La Liga, una Copa del Rey ed una Supercopa. Insomma, un mostro sacro degli ultimi vent’anni di calcio lusitano dal punto di vista dei trionfi sia con i club sia con la nazionale.
All’Estádio da Luz, ormai due anni fa, Ricardo Carvalho realizzò contro la Serbia la rete del vantaggio che lo fece diventare il marcatore più anziano della storia della Seleção: 36 anni, 10 mesi e 11 giorni. Lusitani che si giocavano la qualificazione all’Europeo che sorprendentemente vinceranno ed a cui Ricardo parteciperà, conquistando un secondo record. Nel pirotecnico pareggio contro l’Ungheria ai gironi di Francia 2016, infatti, l’ex Blues diventerà anche il giocatore di movimento più anziano ad essere sceso in campo con la nazionale alla veneranda età di 38 anni, un mese e 4 giorni. Solamente lo storico portiere Vítor Damas riuscì a fare meglio, precisamente nel 1986 contro il Marocco e con circa sette mesi in più sulle spalle.
Una data, tre storie ed un folle amore per il calcio portoghese.