Pubblicato su Il Grifonauta in data 25/01/2017.
Quante volte avete sentito dire la frase «i conti si fanno alla fine»? Avrà un senso questa frase? Probabilmente sì, in quanto si può giudicare obbiettivamente la bontà di un lavoro solamente quando esso viene portato a termine. Può accadere che si parta male finendo alla grande, oppure può anche capitare che si parta alla grande finendo male.
Questa way of thinking non è mai stata seguita dal pubblico rossoblù, meglio definibile spesso come il pubblico del «se tutto va bene sono eroi» e del «se tutto va male è tutto da buttare». È accaduto a Gian Piero Gasperini, per esempio. Partito male due stagioni fa ma, sfogandosi dopo una sfida con l’Empoli, è riuscito a dare la giusta carica all’ambiente concludendo il campionato con un brillante sesto posto. E pensare che c’era già chi voleva la sua testa nel girone d’andata, salvo poi ricredersi sul finale.
Ecco. Io ho adorato Ivan Jurić come giocatore: arcigno, grintoso, leader silenzioso e capace di far tremare le gambe agli avversari. Tuttavia, i risultati non gli stanno affatto sorridendo. Ricapitolando:
1) Cinque sconfitte consecutive, sei se non ci fosse stato il vittorioso recupero contro la Fiorentina (1-0).
2) Sconfitta rocambolesca in casa contro un Palermo moribondo (3-4).
3) Un punto nelle ultime sei partite.
4) Eliminazione in Coppa Italia, dopo averne definito il passaggio del turno come uno degli obbiettivi stagionali in tempi non sospetti, quasi in contrasto con il recente passato.
5) Zero vittorie casalinghe contro le pericolanti Pescara, Empoli, Udinese, Palermo e Crotone.
6) Sestultimo posto e 24 punti in campionato, di cui 6 ottenuti contro Juventus e Milan. Tanto di cappello, per carità, ma sei punti che non arrivano ogni anno e che hanno forse hanno “illuso” la piazza. Facendo il pessimo gioco dei “se”, escludiamoli un attimo facendo finta sia andata come normalmente è andata in questi anni.
Chiaro che ci sia un mercato di gennaio che non ha fatto che nuocere alla rosa. Tuttavia, un conto è la qualità tecnica, un conto è il mordente sul campo. Un mordente che dovrebbe essere scontato con un uomo come Jurić in panchina ma che al momento non c’è.
Da qui la domanda definitiva: visti i precedenti suoi e della piazza nei confronti degli allenatori passati, cosa deve fare Ivan Jurić per ottenere una banalissima critica? Perché c’è questa sorta di aura protettiva nei suoi confronti? Da quando il pubblico genoano è diventato attendista?
Sia chiaro, non è volere il male del Genoa. Continuo ancora a pensare (anche se forse meno convintamente) che Ivan sia il meglio che il Genoa al momento possa permettersi, quindi ben vengano i giudizi solamente a giochi compiuti.
Tuttavia, la domanda rimane tanto puntuale quanto enigmatica: perché un trattamento così “privilegiato” per un allenatore come Jurić che, diciamocela tutta, non ha dimostrato ancora granché nel calcio come allenatore? In secondo luogo, perché non vi è stato il medesimo trattamento per chi invece qualcosa aveva già ampiamente dimostrato?
Ai posteri l’ardua sentenza.