La Tregua di Natale e la partita di pallone (Davide Zanelli)
MondoFutbol, 23/12/2016
Narrazione della meravigliosa quanto singolare storia partita di calcioe tra i tedeschi e gli inglesi, disputata nel dicembre del 1914 a Prima Guerra Mondiale in corso. Probabilmente una delle storie più intrise di umanità di cui l’uomo si sia mai reso protagonista.
[Un militare] racconta di un pallone, sbucato da qualche parte vicino alla linea inglese. Probabilmente fu quello il pallone utilizzato nella partita improvvisata tra inglesi e tedeschi. Ai soldati bastò vederlo rotolare per non capirci più nulla. Elmetti e giacconi furono utilizzati per le porte, mentre le linee laterali erano formate dagli spettatori.
Gennaro Gattuso: football’s great dog of war (Glenn Billingham)
These Football Times, 27/12/2016
Stiloso ritratto in lingua inglese di Gennaro Gattuso, storico centrocampista di contenimento del Milan e campione del mondo con l’Italia a Germania 2006. Dalla sua complementarietà con Andrea Pirlo al suo ruolo chiave in Nazionale, concludendo con la sua carriera da allenatore.
Behind the celebrated artistry of Andrea Pirlo was Gattuso’s graft. Each second of space for shooting or threading a killer through-ball? Gattuso’s hustle in the moments prior. Every sprayed, long-range pass to set-up wave after wave of eloquent attack? Gattuso’s incessant harrying and regaining of possession. Most stylishly successful penalties and free-kicks? Converted because Gattuso screamed at players at flood forward and make things happen. You get the picture.
La 21enne che cambiò il mondo del giornalismo
The Post Internazionale, 27/12/2016
Storia di Elizabeth Cochran, una delle più celebri personalità della storia del giornalismo americano. Tra i racconti sulla condizione delle donne in fabbrica al suo giro del Mondo in 72 giorni. Dall’inchiesta su un istituto psichiatrico femminile alle storie di corruzione in Messico.
Dopo qualche mese si presentò nella redazione di New York World e il direttore, il grande giornalista Joseph Pulitzer, le affidò subito una nuova inchiesta. Cochran avrebbe dovuto fingersi pazza e farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico femminile per scoprire come venivano davvero trattate le donne all’interno di queste strutture.
Daniele D’Eustacchio, da Melzo a Wuhai, racconta il calcio nel deserto (Nicholas Gineprini)
Blog Calcio Cina, 28/12/2016
Lunga intervista a Daniele D’Eustacchio, laureato in Economia Aziendale che è partito per la Cina e che, grazie ad un aneddoto particolare, si è fatto conoscere nell’ambiente calcistico locale fino ad essere contattato per un progetto nella Mongolia Interna, una delle regioni più settentrionali della Cina. Curiosi anche i dettagli sul calcio cinese amatoriale, una rarità in lingua italiana.
Tramite amici di amici di amici, ovvero il concetto di guagxi (network di relazioni personali importantissimo per lavorare in Cina) mi hanno detto che Owen stava arrivando a Shanghai, e che cercava due persone, un portiere e un giocatore. Non so chi, ma le mie conoscenze hanno convinto Owen che io somiglio a Beckham. Te dimmi se è una cosa normale… Fatto sta che mi contatta l’agente di Owen per uno spot pubblicitario. Alla fine ho fatto la sua controfigura nei dribbling e nei trick. Le foto con Owen mi hanno portato a farmi conoscere di più […].
Censurare l’odio e le notizie false non salverà la democrazia (Fabio Chiusi)
Valigia Blu, 28/12/2016
Interessantissimo articolo sulla censura di contenuti offensivi online. Nell’articolo sono presenti alcuni riferimenti d’attualità di esponenti politici italiani, il tutto adagiato su una riflessione che porta il lettore a riflettere sull’evoluzione della comunicazione, nonché sul concetto di “post verità”.
Nel caso dell’isteria fake news, [il ministro Orlando] ha potuto spingersi fino a ipotizzare – dicendo e non dicendo, come da tradizione – che debba essere una legge, e non l’intelligenza di ciascuno, a stabilire quali contenuti possano e quali non possano essere pubblicati online. Senza spiegare perché il falso sia un problema solo per la rete, e non per ogni mezzo di comunicazione; perché “virale” debba significare soltanto quanto condiviso da una pagina Facebook di “bufale” e non un granchio preso da un giornale o da una televisione, come se i media tradizionali non parlassero a loro volta a milioni di persone, e non sbagliassero mai; perché dovremmo essere nella “post-verità” proprio ora e non almeno da quando, con i totalitarismi, abbiamo scoperto che vero e falso sono costruzioni politiche, se la politica è abbastanza forte e astuta da colonizzare il linguaggio, privarlo del suo comune significato e rimpiazzarlo con la semantica del potere.
Se i profili Facebook e Twitter diventano il passaporto per gli USA, abbiamo un problema: si chiama libertà (Riccardo Luna)
AGI, 26/12/2016
Articolo inglese che riporta una notizia diffusa da Edward Helmore su The Guardian circa il suggerimento di inserire le credenziali social nel modulo online per avere un visto turistico negli Stati Uniti d’America. Una richiesta che fa riaffiorare problema dei problemi dei nostri tempi: come possono collimare la sicurezza e la privacy nell’epoca della lotta al terrorismo?
Nei nostri profili infatti può esserci scritta qualunque cosa, come sappiamo, e soprattutto potremmo averla scritta senza sapere che un giorno la polizia di frontiera degli Stati Uniti avrebbe potuto leggerla. Certo, dalle rivelazioni di Edward Snowden sulla sorveglianza digitale di massa del governo degli Stati Uniti, dovremmo avere imparato che tutto quello che mettiamo in rete resta per sempre, con qualche rara eccezione dovuta per esempio ai messaggi di Whatsapp e Telegram.