Pubblicato su Il Grifonauta in data 19/12/2016.
Dopo la sfida contro il Palermo di Eugenio Corini ho deciso di scrivere 11 spunti di riflessione. Eccoli elencati.
1) Viviamo ufficialmente nell’equivoco Veloso e questa cosa mi inquieta. Ne scrissi già in agosto: non è possibile che un giocatore con un mancino di quel calibro rallenti la manovra a quel modo e si limiti esclusivamente al compitino. Quindi, verrebbe da pensare, una volta uscito lui la situazione può peggiorare? Ebbene sì, ieri c’è stata la conferma. La squadra ha patito pesantemente la sua assenza a centrocampo, dimostrando ieri più che mai quanto la coperta sia cortissima. Ma da qui l’inquietudine si fa asfissiante: qual è il polso della situazione se la manovra risente così pesantemente dell’assenza di un giocatore che comunque non ha brillato (per usare un eufemismo) in questo avvio di stagione?
2) Equivoco #2. Quando esordì contro il Palermo (coincidenze? Io non credo) nel 2015 allo Stadio Renzo Barbera rimanemmo tutti basiti. «Quel francesino è un portento», «perché il Manchester City l’ha lasciato andare via così» oppure «come galoppava in mezzo al campo». Ebbene sì, non ce ne voglia il buon Olivier ma il suo apporto con la casacca rossoblù è stato deludente, perfino nocivo ieri sera, con due sanguinose palle perse in mezzo al campo. Come è possibile che un giocatore con mezzi tecnici simili si perda a questo modo?
3) A proposito di Ntcham, nei minuti finali ho sentito un tifoso al Ferraris lasciarsi andare ad una frase di questo tipo: «Come fa quello lì a passare in mezzo alle tre gambe di Ntcham?». Cosa avrà voluto dire?
4) Ancora una seconda frase, sempre dallo stesso tifoso, sintesi dell’essenza rossoblù: «Anche fossimo 10-0 soffriremmo comunque». Eravamo sul 3-1.
5) Mattia Perin era nervoso, è evidente. Vero è che probabilmente tale nervosismo derivava dalla non eccellente prestazione in occasioni delle marcature siciliane. Vero anche è, però, che il probo palermitano non è stato colpito da un missile terra aria da parte dell’Airone rossoblù. Gesto violento, nulla da dire, ma c’è da chiedersi questo: se il Rosanero fosse rimasto in piedi e se la spinta fosse stata di una leggermente minore entità, sarebbe stato così scontato il cartellino rosso?
6) Che giocatore Giovanni Simeone. La sensazione è che per portarcelo via dovranno sborsare decine di milioni di euro. Ah no, siamo il Genoa. Basterà il prestito di Ranocchia con una cena di Natale pagata in Galleria Vittoria Emanuele II.
7) Merita una citazione anche il serbo Nikola Ninković, colui che fece il “gran rifiuto” per amore del suo Partizan Belgrado. Cross tagliati come non si vedevano da tempi, tocco sapiente e passo raffinato. Veramente “bello” da vedere.
8) Voglio esagerare: Alessandro Diamanti è la cosa più simile a Mesut Özil che il calcio italiano abbia saputo partorire. Entra e fa assist, propizia la rete del pareggio e ruba il pallone a Ntcham per la rete della vittoria. Troppo sottovalutato.
9) Con un Simeone così, forse, Pavoletti «può anche sbattere la testa» (semicit.). Chiarisco: io sono perdutamente innamorato di Leonardo, ma più di dieci milioni per un giocatore di quasi trent’anni, reduce da una serie di infortuni (che regalano dubbi sulla sua tenuta fisica assoluta) sono veramente tanti da rifiutare nel contesto di un calcio così poco romantico come quello di oggi. Discorso leggermente diverso per Tomás Rincón. Ha dato tutto al Genoa, si merita una chance in una piazza diversa. Gli dobbiamo solo dei grandi applausi. Ma venderlo a gennaio ha veramente senso con la coperta corta che affligge la rosa rossoblù?
10) Piccola stoccata a Ivan Jurić: non si vive di soli punti con le big della Serie A. Quelli sono punti preziosissimi (perché rari) solamente se però si fanno punti con le cosiddette “piccole”. Pescara, Empoli, Sampdoria, Udinese, ChievoVerona, giusto per citarne alcune. OK, si sta parlando di un allenatore esordiente in Serie A che si sta guadagnando il rispetto della piazza anche grazie alla rivalutazione di alcuni giocatori. Nulla da dire. Ma i risultati vanno analizzati attentamente.
11) Stoccata #2: sentire un allenatore del Genoa rispondere con un «questa è domanda di c***o» ed un «poca roba» ad un collega giornalista è uno spettacolo triste. Una domanda innocua peraltro, non fatta dal solito “giornalista cattivone in cerca di titoli”. Il minimo sarebbe scusarsi. Perché l’umiltà e l’educazione dovrebbero venire prima di tutto, specie da un allenatore esordiente.