Pubblicato su Londra Italia in data 14/12/2016.
Quello del Crystal Palace è uno dei simboli più orgogliosi tra le squadre della Premier League. Quella Eagle capace di dominare i cieli dall’alto e di scendere all’altezza dei comuni terrestri con velocità impressionanti. Quella Eagle che, inoltre, ricorda una creatura mitologica inventata dagli egizi e rasa famosa dai greci: quell’araba fenice capace di rinascere dopo la morte dalle proprie ceneri. Chi può rappresentare al meglio il minimo comun denominatore tra il suddetto animale e questa creatura fantastica? Un nome su tutti: Alan Pardew, il manager del Palace.
Nato a Wimbledon nel 1961, Pardew ha costruito la sua carriera da giocatore nella capitale inglese. Prima centrocampista del Crystal Palace per quattro stagioni, poi altri quattro campionati tra le file del Charlton ed infine due stagioni con la maglietta del Barnet, prima di ritirarsi nel 1997. La sua prima esperienza in panchina arrivò solamente un anno dopo grazie alla chiamata del Reading, diretto per ben cinque anni. Poi la grande chiamata da Londra, sponda West Ham, per poi tornare tre anni dopo agli Addicks per altri due campionati, questa volta da allenatore. In seguito Southampton, Newcastle ed infine il Crystal Palace dal 2015, firmando un contratto triennale dopo essersi liberato a gennaio dai Magpies, al termine di un ciclo quinquennale.
Insomma, una carriera che potremmo definire circolare. Nei primi sei mesi alla guida dei South Londoners il risultato fu discreto: decimo posto ottenuto dopo aver sostituito Neil Warnock in panchina. Ma è la scorsa stagione che non può far altro che lasciare perplessi. Ceduto al Bournemouth l’attaccante inglese Glenn Murray, le Eagles in estate si rinforzano con l’arrivo del centrocampista francese Yohan Cabaye dal PSG, dell’attaccante Connor Wickham dal Sunderland e dell’ala francese Bakary Sako, proveniente dal Wolverhampton. Una stagione, peraltro, iniziata nel migliore dei modi, con un brillante secondo posto in classifica dopo appena quattro giornate grazie alla vittoria a Stamford Bridge contro il Chelsea di José Mourinho (1-3) in un South West Derby. Un Crystal Palace che macina punti su punti, arrivando perfino ai piedi del quarto posto valido per la Champions League. A novembre arriva perfino il blitz ad Anfield Road contro il Liverpool del neo arrivato Jürgen Klopp, grazie alla rete del difensore centrale Scott Dann (1-2). Le Eagles chiudono l’anno solare al quinto posto, facendo sognare così la loro caldissima tifoseria, a secco di successi dalla fondazione del club nel 1905.
E quindi? Da gennaio il nulla: undici sconfitte, cinque pareggi e due sole vittorie nelle restanti 18 partite di Premier League. L’avvio è da psicoanalisi a causa di ben sette sconfitte nelle prime otto giornate dell’anno, con la bellezza di 18 reti subite. La prima vittoria arriva in aprile, quando il centrocampista Jason Puncheon regala i tre punti alle Eagles contro il Norwich a Selhurst Park (1-0). Una vittoria che probabilmente porta la dirigenza, capeggiata dal presidente Steve Parish, a confermare il tecnico sulla panchina londinese. Una salvezza raggiunta solamente grazie al girone d’andata eccezionale ed alla seconda vittoria dell’anno, ottenuta in casa contro lo Stoke City alla penultima giornata (2-1).
Pardew sembrava ad un passo dall’esonero ma la dirigenza decise di non tagliarlo. Perché? Probabilmente perché parallelamente le Eagles stavano volando verso la finale di FA Cup a Wembley, contro il falcidiato Manchester United di Louis van Gaal. La prima finale della coppa nazionale dopo l’unica raggiunta nella stagione 1989/90, sempre contro i Red Devils e persa a causa della rete del terzino sinistro Lee Andrew Martin (1-0). Inoltre, in caso di vittoria la società si sarebbe garantita l’accesso alla successiva edizione dell’Europa League, raddrizzando così una stagione altrimenti completamente compromessa. Dalla morte in campionato, alla resurrezione in FA Cup, quindi. Ma il passo successivo quale poteva essere se non una seconda morte? A maggio, infatti, lo stesso Puncheon regala il momentaneo vantaggio al Palace con tanto di “balletto” celebrativo da parte di Pardew, divenuto famoso sul web. Due minuti dopo Juan Mata la pareggia e Jesse Lingard regala il successo ai Red Devils ai supplementari, unica gioia stagionale ottenuta dal tecnico olandese.
Nonostante tutto, quest’estate la dirigenza decide di confermare il buon Alan alla guida del Palace. La rosa viene in parte rinnovata con le cessioni del centrocampista Mile Jedinak, dell’attaccante Dwight Gayle e soprattutto dell’ala congolese Yannick Bolasie. In arrivo nella South London, invece, lo svincolato portiere francese Steve Mandanda, l’ala Andros Townsend dal Newcastle, il centrale James Tomkins dal West Ham e soprattutto l’attaccante belga Christian Benteke dal Liverpool. Insomma, tutto il necessario per superare i risultati della stagione precedente. Almeno, così sembrava.
Due sconfitte aprono la stagione del Palace, in casa contro il West Bromwich (0-1) ed a White Hart Lane contro il Tottenham (1-0) in un North South Derby. Ma è quando Pardew sembra morire per l’ennesima volta che resuscita nuovamente. Da lì, infatti, due pareggi e tre vittorie (di cui due in trasferta) portano le Eagles in una comoda posizione di metà classifica. Capriole finite? Neanche per sbaglio. La successiva sfida a Selhurst Park nel South East Derby contro il West Ham costituirà solamente la prima di sei sconfitte consecutive, che portano nuovamente il Crystal Palace nella zona più calda della classifica. Ennesime ceneri quindi per Alan Pardew.
Nella stagione corrente, tra Premier League e League Two, a Londra sono già stati esonerati Jimmy Floyd Hasselbaink dal QPR, Russel Slade dal Charlton e sia Andy Hessenthaler sia Alberto Cavasin dal Leyton Orient. Senza contare l’abbandono di Martin Allen alla panchina del Barnet e la posizione pericolosa di Slaven Bilić al West Ham. Nella sfida di stasera il Crystal Palace di Alan Pardew affronterà nuovamente il Manchester United, questa volta nel suo Selhurst Park. Contro lo Special One, battuto l’anno scorso a domicilio. Ennesima tappa di una carriera circolare. Una tappa, probabilmente, decisiva.
Morire e resuscitare, insegna Alan Pardew. Chissà ancora per quanto.