Pubblicato su Londra Italia in data 07/12/2016.
Nella giornata di sabato allo Stadium:mk va in scena la sfida delle sfide nella South London. La partita che vede di fronte il Wimbledon con il suo passato. Una sfida che costituisce una sorta di spartiacque metaforico tra il romanticismo ed il realismo nel calcio moderno. Stiamo parlando del “derby” tra il Wimbledon ed il Milton Keynes, per la prima volta avversari in un campionato della Football Association.
Il Wimbledon Football Club fu fondato nel 1889 nell’omonimo sobborgo, situato nella South London e destinato a diventare celebre per il prestigioso torneo di tennis, la cui origine è da ricercare negli stessi anni. Lo stadio di casa era Plough Lane, con una capacità di 15 mila spettatori circa. La società non riuscì a ricoprirsi di gloria per gran parte della sua storia. Bensì, è circa novant’anni dopo che la musica cambiò.
La squadra divenne celebre a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90. Quella squadra sotto la guida di Dave Bassett venne soprannominata la Crazy Gang per via del loro modo “giocherellone” di stare insieme. Una squadra che divenne un’icona e che rappresenta un unicum nel calcio dell’epoca. Perché? Per via del loro stile di gioco, fermo mentre il calcio d’Oltre Manica stava cambiando. Quando gli avversari sapevano di incontrare i Dons non erano mai tranquilli. Era tanto affiatati quanto ruvidi in campo, protagonisti insieme al loro mister di un gioco tanto semplice quanto efficace. Anche il presidente non sfuggiva all’attitudine del club: trattasi di Sam Hammam, un impresario libanese che aveva fatto i soldi in Medio Oriente, decidendo di trasferirsi nel Regno Unito. La leggenda narra che minacciasse i suoi giocatori con serate all’opera in caso di pessime prestazioni. Seconda un’altra ricostruzione dell’epoca, promise all’attaccante Dean Holdsworth una Ferrari ed un cammello in caso di 20 goal in campionato, tuttavia mai raggiunti.
Uno dei simboli di quel Wimbledon era Vincent Jones, meglio conosciuto come Vinnie Jones. Centrocampista rude al punto da detenere il record di cartellino giallo più veloce della storia del calcio inglese ai tempi del Chelsea, quando fu ammonito dopo appena tre secondi dal fischio d’inizio contro lo Sheffield United, per un fallo sul centrocampista Dane Whitehouse. Ma non solo. Vinnie divenne famoso per la celebre strizzata di testicoli in marcatura ad un certo Paul Gascoigne, ancora all’inizio della sua carriera, con la maglia del Newcastle. Chiaro che un insieme di atleti e con un contesto societario di questa “caratura” non potesse implicare un gioco esteticamente sopraffino. «Il miglior modo di guardare il Wimbledon è con il Ceefax» dichiarò una volta l’attaccante Gary Lineker, rifacendosi quindi al primo servizio teletext al mondo. Un gioco, tuttavia, che regalò al Wimbledon la fama ed un successo su tutti.
La compagine londinese, oltre ad essere sempre rientrata nelle prime dieci posizioni nelle ultime sei edizioni della First Division, ovvero quelle che hanno portato all’istituzione della Premier League, si è resa protagonista di una memorabile cavalcata in FA Cup nel 1988, in cui eliminarono ordinatamente West Bromwich, Mansfield, Newcastle, Watford e Luton. La finale di Wembley li vide trionfare sul Liverpool di Kenny Dalglish davanti a 98 mila spettatori, grazie alla rete del centrocampista nordirlandese Lawrie Sanchez. Il Wimbledon divenne così l’unica squadra nella storia del calcio inglese, insieme agli Old Carthusians, capace di vincere sia la FA Cup sia la FA Amateur Cup, dedicata alle squadre dilettanti ed abolita nel 1974, trofeo vinto nel 1963.
Quando la Crazy Gang andò dissolvendosi, cominciò il momento più difficile della società. Nel 1991 il Wimbledon si trasferì a Selhurst Park, condiviso per la partite casalinghe con gli odiati cugini del Crystal Palace. Perché? A causa del Rapporto Taylor, redatto su mandato del Governo inglese dopo le stragi dell’Hillsborough Stadium e di Sheffield. Un Rapporto che obbligò le squadre a disputare le partite di calcio in stadi muniti esclusivamente di posti a sedere con relativo biglietto. Nel 2000 la società subì la retrocessione in Championship e nel 2001 arrivò la svolta. Dopo aver vagliato numerose ipotesi, la proprietà del Wimbledon chiese alla Football Association di trasferirsi a Milton Keynes, distante circa 90 km dal sobborgo di Londra. La decisione fu largamente impopolare tra i tifosi, che si sentivano così traditi dal presidente e dal suo board. A sorpresa nel maggio 2002 la FA diede il via libera e così si aprì un nuovo capitolo della storia del club.
Dopo una stagione appena nel Buckinghamshire, la proprietà decise perfino di cambiare nome alla società, rinominandola Milton Keynes Dons e tagliando quindi ogni tipo di ponte con gli ex tifosi. Da quel momento i Dons, attualmente diretti da Robbie Neilson, hanno vivacchiato tra le Championship e la League One, trovandosi al attualmente al diciannovesimo posto nella terza divisione, a due soli punti dalla zona retrocessione. E cosa ne è stato dei vecchi tifosi del defunto Wimbledon? Non si sono arresi e hanno reagito.
Nel 2002 venne fondato l’AFC Wimbledon da un gruppo di tifosi capeggiati da Kris Stewart, il cui acronico rappresenta “A Football Club” per rivendicare l’umile origine popolare. In 14 anni i nuovi Dons si sono resi protagonisti di una cavalcata famelica dalla nona alla terza divisione, ottenuta durante la passata stagione in finale Playoff a Wembley contro il Plymouth Argyle grazie alle reti di Lyle Taylor e dell’istrionico Adebayo Akinfenwa. Attualmente, diretti da Neal Ardley, si stanno rendendo protagonisti di un ottimo campionato da matricola, nonostante un avvio difficile. Settimi in classifica, ad un passo dai Playoff.
Una sfida che i tifosi del Wimbledon attendono da 14 anni. Finora sono stati tre i precedenti, tutti in coppe nazionali e mai in campionato. Nell’ultimo precedente il Wimbledon espugnò lo Stadium:mk nel 2014 ai sedicesimi del Johnstone’s Paint Trophy con una rete dello stesso Akinfenwa (2-3). Nei due precedenti anteriori, invece, era stato l’MK a superare i rivali: prima nel 2014 in Capital One Cup (3-1), poi nel 2012 in FA Cup (2-1).
L’eterna guerra tra il romanticismo e quello che potremmo definire capitalismo calcistico. L’eterna sfida tra il Wimbledon ed il Milton Keynes. Per la prima volta in campionato.