Pubblicato su Sportando nella rubrica Do you know? in data 24/12/2014.
Il problema della contestualizzazione è un tema importante per la valutazione di una prestazione. È un tema intriso di uguaglianza. Deve valere per l’ultimo panchinaro, così come per la stella NBA più lucente. In nome di ciò, il giornalista americano Adam Fromal in un suo articolo su Bleacher Report ha cercato di contestualizzare, con tanto di testimonianze, il record di 100 punti realizzati dal centro Wilt Chamberlain contro i New York Knicks nel 1962. Risultato? Non esattamente esaltante.
L’analisi si basa su quattro capisaldi: il record dei Knicks di quella stagione, i cestisti in marcatura su Chamberlain, la sua percentuale al tiro e l’atteggiamento dei suoi compagni di squadra.
RECORD DEI KNICKS. In primis, bisogna valutare i record parziali delle due franchigie prima della famosa partita. Da un lato, i New York Knicks si erano resi protagonisti di un non esaltante record di 27-45, preludio di un fine stagione caratterizzato dal penultimo record. Dall’altro, i Philadelphia Warriors di Chamberlain godevano di un buon 46-29, a prova di un positivo stato di forma.
MARCATORI DI WILT. Il centro titolare, ovvero il marcatore di Chamberlain, avrebbe dovuto essere Phil Jordon. Tuttavia, egli non fu presente in campo a causa dei postumi dell’influenza. Questa fu la versione ufficiale, anche se il suo sostituto, Darrall Imhoff, in seguito parlò di sbornia:
The inside scoop was he was hung over.
Lo stesso sostituto ebbe problemi di falli da inizio partita, ragion per cui ad affrontare il miglior centro della lega si ritrovò soprattutto il rookie Cleveland Buckner, autore di una futura carriera NBA condita da sole 68 presenze in due stagioni (addirittura solo 6 nella stagione 1962/63). Inoltre, a quanto affermato dal giornalista Gary Pomerantz nel suo libro Wilt 1962, Imhoff in campo avrebbe diretto all’arbitro la seguente affermazione poiché irritato da alcune decisioni:
Well, why don’t you just give the guy a hundred now and we’ll all go home!
PERCENTUALE AL TIRO. Donald Hunt, giornalista di ESPN, ha riportato in un suo articolo le percentuali al tiro del centro durante la famosa partita:
The ‘Big Dipper’ shot 36-for-63 from the field and an incredible 28-for-32 from the free throw line.
Date queste due percentuali, ovvero 57% dall’area e 88% ai tiri liberi, emergono due spunti di riflessione. In primis, secondo un’analisi statistica di Basket-Reference, negli ultimi trent’anni solo in 20 partite un giocatore si è reso protagonista di 40 tiri tentati, e mai nessuno di 50. Per esempio, Kobe Bryant chiuse con 46 tiri e 81 punti contro i Toronto Raptors, David Robinson chiuse con 41 tiri e 71 punti contro i Los Angeles Clippers mentre, infine, Michael Jordan nel 1993 chiuse con 49 tiri e 62 punti contro gli Orlando Magic. Infine, considerata la sua percentuale in carriera del 51%, va sottolineata la sua straordinaria prestazione ai liberi, commentata così dallo stesso Wilt: «That just shows that anyone can get lucky».
ATTEGGIAMENTO DEI COMPAGNI.Chamberlain ammise tra le pagine di Wilt, la sua autobiografia, che i suoi compagni fecero di tutto per fargli raggiungere quello straordinario record:
But my teammates wanted me to do it, too. They started feeding me the ball even when they were wide open. […] I really think I shot too often in that 100-point game – particularly in the fourth quarter, when everyone was egging me on toward 100.
Gli Warriors fecero fallo sistematico per tutta l’ultima frazione pur di dare palla velocemente al loro centro, come scrisse il giornalista Royce Young in un articolo su CBS Sports:
From accounts of how it went down, the Warriors spent almost the entire fourth quarter fouling to get the ball back and force-feeding Chamberlain the ball.
A questo scopo Frank McGuire, coach della franchigia di Philadelphia, decise di schierare anche gli ultimi panchinari pur di spendere falli sistematici. Per questi motivi, Eddie Donovan, coach dei New York Knicks definì «farce» (traducibile come «farsa») il match in questione:
The game was a farce. They would foul us and we would foul them.
Tuttavia, come fa notare Fromal, il centro non menziona questa strategia offensiva dei suoi compagni di squadra. Bensì, il giornalista ricorda come il centro parli sia di possessi di 24 secondi sia del coach avversario, preoccupato per l’umiliazione dei suoi:
Chamberlain writes about the Knicks holding on to the ball “almost the full 24 seconds every time they got it late in the game.” He mentions that Naulls told him Donovan gave his team “explicit orders to freeze the ball and pass up good shots so I (Chamberlain) couldn’t rebound and score and embarrass them.”
Come può essere chiuso un articolo di questo tipo se non con la domanda che si pone Young nell’articolo precedentemente citato? Ovvero, meglio gli 81 punti di Kobe oppure i 100 di Wilt? Ai posteri l’ardua sentenza.
Behind the 100 points…